Italy! Morta Sabrina Minardi la donna della Magliana che fece riaprire il caso Orlandi, Tentato omicidio a Catania fermati padre e figlio, Pedopornografia on line 3 arresti in Sardegna, La strage ad Altavilla la minorenne condannata a 12 anni e 8 mesi 2025.3.6-3.8

2025.3.8 Tentato omicidio a Catania, fermati padre e figlio
Identificati da polizia da video sorveglianza centro scommesse
Due persone, un 50enne e un 25enne, padre e figlio, sono stati fermati dalla polizia nell’ambito delle indagini sulla sparatoria avvenuta la sera del 3 marzo scorso in via Sabato Martelli Castaldi a Catania, vicino a un centro scommesse del rione Cibali, in cui è rimasto ferito un 45enne, centrato da quattro colpi di pistola.
Nei loro confronti la Procura, che ha emesso il provvedimento eseguito lo scorso 5 marzo dalla squadra mobile della Questura, ipotizza i reati, in concorso, di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione, detenzione e porto in luogo pubblico e ricettazione di arma da fuoco.
Alla loro identificazione gli investigatori della squadra mobile è giunta poco dopo la sparatoria dall’analisi di immagini tratte dal sistema di video-audio sorveglianza del centro scommesse.
I filmati hanno permesso di ricostruire le fasi antecedenti, concomitanti e successive al tentato omicidio che sarebbe stato commesso dal 50enne che avrebbe sparato a distanza ravvicinata sei colpi di pistola dopo un acceso litigio. Il movente sarebbe da ricondurre a screzi di natura personale intercorsi tra i due fermati e la vittima che avrebbe tenuto comportamenti inopportuni con l’ex compagna del 50enne e madre del 25enne, a cui il 45enne era stato legato sentimentalmente.
Durante una perquisizione nella casa del 25enne la polizia, occultata in un armadio della stanza da letto, ha trovato una rivoltella clandestina, priva di marca e di matricola. Il giovane è stato poi trovato, il 5 marzo, in un B&b. Lo stesso giorno il padre si è costituito negli uffici della squadra mobile.
Ai due indagati è stato poi notificato il fermo, emesso dalla Procura, e successivamente sono stati condotti nella casa circondariale di Catania. Il gip ha successivamente convalidato il provvedimento ed emesso, nei confronti dei due indagati, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

2025.3.8 Morta Sabrina Minardi, la donna della Magliana che fece riaprire il caso Orlandi
La donna che fu compagna di Enrico De Pedis, detto Renatino, ed era l’ex moglie del calciatore Bruno Giordano
E’ morta la donna che fu compagna di Enrico De Pedis, boss della banda della Magliana noto come Renatino. Sabrina Minardi, 65 anni, era l’ex moglie del calciatore Bruno Giordano. La donna, che ebbe un ruolo fondamentale nella scomparsa di Emanuela Orlandi, era in provincia di Bologna al momento del decesso. Grazie alle sue dichiarazioni nel 2006 venne aperta una seconda inchiesta sulla vicenda della ragazza, cittadina dello Stato Vaticano.
Minardi sarebbe morta nella giornata di venerdì nella comunità in cui era ricoverata in un paese alle porte di Bologna. A dare la notizia della morte sui social è stata invece la giornalista Raffaella Notariale, che assieme alla donna aveva pubblicato un libro sul caso Orlandi. Sabrina, scrive la cronista su Facebook, “si è spenta dopo essere stata dal parrucchiere, si era fatta bionda e bella perché aspettava i suoi affetti più grandi – ha aggiunto – È morta nel sonno”. Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela che scrisse la prefazione del libro, sulle sue pagine ha ripubblicato il post della giornalista.
La versione di Minardi sul caso Orlandi L’ex amante del boss, che sulle cronache divenne subito “la supertestimone”, aveva raccontato di aver visto Emanuela nella zona del laghetto dell’Eur poche ore dopo il sequestro e nel suo racconto sostenne pure di aver guidato un’auto con a fianco De Pedis mentre in un’altra macchina che seguiva c’era Emanuela. Le due auto avrebbero raggiunto Torvajanica, sul litorale romano, dove la ragazzina sarebbe stata affidata a un’altra donna. Minardi aveva spiegato inoltre che, dopo alcuni mesi, Emanuela sarebbe stata consegnata a un sacerdote dopo essere stata prelevata dalla stessa Minardi in un bar nella zona del Gianicolo, dove la Orlandi sarebbe giunta accompagnata da un’altra persona. Secondo Minardi l’ex presidente dello Ior, il cardinale Paul Marcinkus, avrebbe incontrato Emanuela nei giorni successivi alla sua sparizione.
E’ sempre della donna il racconto secondo cui il cadavere di Orlandi sarebbe stato gettato in una betoniera, sempre a Torvajanica, nel novembre del 1983. Dichiarazioni che però non avevano convinto completamente gli inquirenti romani, tanto da non essere ritenute attendibili. “A me, scrive ancora la giornalista Notariale – dispiace umanamente e professionalmente. Non uno, ma mille gli spunti che ha offerto e che i più non hanno voluto cogliere. Non ultima la Commissione d’inchiesta sul caso di Emanuela Orlandi… Cosa aspettavate, vossignori?”. La stessa commissione, solo un mese fa, aveva invece ascoltato monsignor Pietro Vergari, ex rettore della basilica di Sant’Apollinare a Roma dove il boss De Pedis era stato sepolto. Secondo l’anziano sacerdote, senza mezzi termini, Minardi era “un’imbrogliona”, pur non avendola mai conosciuta personalmente. Nel 2010 la donna era stata arrestata per un cumulo di cinque condanne passate in giudicato per reati di varia natura, comunque non legati al caso Orlandi: trascorse sei mesi in una comunità di recupero.

2025.3.8 Pedopornografia on line, 3 arresti in Sardegna
Anche una denuncia. A un indagato sequestrati 700mila file
La Polizia, nell’ambito delle attività realizzate a tutela dei minori, ha concluso un’operazione di contrasto alla pedopornografia on line su tutto il territorio sardo che ha portato all’arresto in flagranza di reato di tre persone insospettabili, un 40enne di Nuoro finito in carcere, un professionista 74enne di Cagliari e un 69 residente nel Cagliaritano finiti ai domiciliari.
Denunciato anche un quarto uomo, 58 anni, residente in Ogliastra.
L’accusa è diffusione e detenzione di materiale pedopornografico. Secondo quanto appreso, a uno degli indagati sono stati sequestrati 700mila file pedopornografici
L’attività è stata avviata sei mesi fa dal centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia on line che, grazie alla collaborazione con l’organizzazione no profit Child Rescue Coalition, ha utilizzato avanzati tool investigativi per geolocalizzare in Sardegna alcuni utilizzatori degli account con i quali erano stati condivisi e scaricati immagini e video di pornografia minorile. I decreti di perquisizione personale ed informatica emessi dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Cagliari ed eseguiti dal centro operativo per la sicurezza cibernetica di Cagliari, con la collaborazione delle sezioni provinciali di Nuoro e Sassari, hanno consentito di rinvenire un ingente quantitativo di materiale pedopornografico.

2025.3.6 La strage ad Altavilla, la minorenne condannata a 12 anni e 8 mesi
Assieme al padre e a due amici è accusata di aver ucciso la madre e due fratelli
Apoco più di un anno dalla strage è arrivata la prima sentenza.
E, come era prevedibile, visto che l’imputata ha confessato, è stata di condanna. Per il gup dei minori Nicola Aiello, che sulla base di una perizia l’aveva già dichiarata capace di intendere e di volere, la 17enne accusata dell’omicidio della madre e dei due fratellini di 15 e 3 anni è colpevole.
Dodici anni e 8 mesi la pena stabilita dal magistrato che ha letto il verdetto alla presenza della ragazzina in lacrime. A poca distanza dall’aula del tribunale dei minorenni il padre della giovane, Giovanni Barreca, e una coppia di fanatici religiosi conosciuti durante raduni di preghiera, Sabrina Fina e Massimo Carandente, sono comparsi davanti alla corte d’assise per rispondere degli stessi reati. Complici della strage costata la vita ad Antonella Salamone, Kevin ed Emanuel, torturati e assassinati durante un folle rito di liberazione dal demonio, in una villetta di Altavilla Milicia, un anno fa.
Per loro il dibattimento è appena iniziato. “Sono una chioccia amorevole, amo i bambini, ho salvato la mia cagnetta, amo gli anziani e i disabili e non ho mai ucciso”, si è difesa la Fina nel corso di brevi dichiarazioni spontanee. Lei e l’ex compagno, entrambi detenuti, si sono sempre detti innocenti.
“Abbiamo solo pregato insieme alla famiglia per scacciare il male”, hanno detto negando di essere stati presenti durante il massacro.
Barreca, invece, ha ammesso tutto fin dal principio. Fu lui, la mattina dell’11 febbraio di un anno fa, a chiamare i carabinieri.
“Ho ucciso la mia famiglia, venite a prendermi”, farfugliò al telefono. E ai militari raccontò di essere stato costretto a assassinare moglie e figli perché posseduti dal demonio.
Frasi senza senso che l’uomo continua a ripetere, ma che non sono bastate per fargli avere l’infermità mentale. Oggi il suo legale, l’avvocato Giancarlo Barracato, ha reiterato l’istanza di non doversi procedere per infermità mentale del cliente sulla base di una perizia disposta dal gip che l’ha ritenuto non presente a se stesso e gli ha consentito di lasciare i carcere per una Rems, una struttura sanitaria di accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali e socialmente pericolosi.
Barreca ha sempre cercato di difendere la figlia arrivando a dire che nei piani suoi e della coppia, certi che la casa fosse infestata dai demoni, anche la ragazza doveva essere sacrificata, e che era stata risparmiata solo per l’arrivo di una tempesta, interpretata come segnale divino.
La stessa fortuna non è toccata ad Antonella Salamone, la prima a essere seviziata, assassinata e bruciata – i suoi resti vennero ritrovati nel giardino di casa dai carabinieri – Kevin, che all’inizio partecipò alle torture e poi fu ucciso, ed Emanuel che, prima di morire, ha subito atroci sofferenze.
La carta dell’infermità mentale ha provato, invano, a giocarla anche Carandente che, insieme a Fina, ha chiesto il rito abbreviato. Viste le accuse la legge non lo consente, hanno risposto i giudici.

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